domenica 11 marzo 2012


Abbiamo pensato di ricordare delle donne che ci stanno a cuore, di dedicare loro un piccolo omaggio, fatto di immagini e parole, in occasione di questo 8 marzo. La ragione è sempre la stessa: abbiamo bisogno di riconoscerci in una genealogia di donne geniali e ribelli, di tenere alta l'attenzione sulle vittime dei poteri forti, violenti e ottusi di ieri come di oggi, di mostrare i volti, i pensieri, i gesti di donne che ci hanno rappresentato e ancora ci rappresentano, che costituiscono per noi un modello o che raccontano i soprusi che ancora come donne subiamo.
La nostra storia è la storia di tutti, ma il genere influenza le gerarchie simboliche, oltre a quelle reali, e molte "donne contro" e molte "donne con" vengono percepite come eccezione ad una regola declinata al maschile. E' la regola che traspare dalla toponomastica delle nostre città che racconta di una storia memorabile fatta in stragrande maggioranza da uomini, è la regola della storia delle arti e del pensiero che annovera pochissime protagoniste e un numero più consistente, ma non così significativo, di figure femminili ancillari, è la regola del contributo delle donne alla politica, all'economia, allo sviluppo sociale che rimane un aiuto dato a chi davvero sa come e quando agire per il bene comune.
La nostra forma di disobbedienza civile ad una "regola" che non possiamo condividere ha preso questa volta la forma del tributo d'affetto e riconoscenza a donne, non importa se note o meno, che occupano un posto fondamentale nel nostro immaginario, nella nostra cultura e nel nostro cuore.


Le "nostre donne" sono state in questa occasione: Tina Modotti, Pina Bausch, Susan Abulawa e tutte le donne palestinesi, Maria Musso e tutte le deportate nei campi di sterminio nazisti, Maria Ida Viglino e tutte le donne che hanno fatto la Resistenza, le scienziate del passato e del presente, le donne straniere detenute nei CIE, i centri di identificazione e espulsione, una vergogna "legale" dell'Italia contemporanea.

Il nostro 8 marzo

 Questo è il testo del volantino che abbiamo distribuito in occasione dell'8 marzo 2012

La vera storia dell’8 marzo non c’entra con le serate in pizzeria per
sole donne, con gli spogliarelli maschili, con gli omaggi fl oreali e
nemmeno con gli sconti alle donne sulle piste da sci.
La Giornata internazionale delle donne (comunemente ma banalmente
defi nita “festa della donna”) ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare
sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le
discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto.
Il vero senso di questa giornata sta nel non perdere la memoria delle
battaglie che le donne hanno condotto per vedere riconosciuti i propri
diritti, come cittadine, come lavoratrici, come madri e in genere come
persone, contro società e culture sessiste, patriarcali e maschiliste,
fondate sull’idea di un’innata superiorità maschile.
Il vero senso di questa giornata sta nel sottolineare che ancora oggi
le donne subiscono discriminazioni per il solo fatto di essere donne e
vengono picchiate, stuprate e uccise perché donne.
I diritti alla parità non sempre vengono riconosciuti e le pari opportunità
tra uomini e donne rappresentano un obiettivo condiviso troppo spesso
solo a parole. Disparità salariali, discriminazioni fondate su stereotipi
sessisti, scarsa rilevanza data alle politiche che favoriscono la
conciliazione tra impegni familiari e lavorativi, ricorso alle dimissioni
in bianco contro il diritto alla maternità, svilimento delle donne nella
pubblicità e nell’industria dello spettacolo, indifferenza nei confronti
della scarsa rappresentanza femminile nei luoghi decisionali sono
solo alcuni tra i problemi che come donne, come valdostane e come
italiane, ci troviamo oggi ad affrontare.
Per questa ragione in questo 8 marzo 2012 vogliamo ricordare a tutte e
a tutti che ci sarà vera “festa” per le donne solo quando discriminazioni
e violenze contro le donne cesseranno di esistere.

E qui trovate l'articolo di Michela Murgia che abbiamo riportato sul nostro volantino

sabato 10 dicembre 2011

Questo necessario 11 dicembre


Scendiamo in piazza anche questa volta e non perché ce lo dicono la Comencini e le amiche romane del comitato promotore di SNOQ (acronimo terribile, derivato dal nome altrettanto terribile dato a un movimento che proprio movimento non è), non perché ci siamo sforzate di dare vita a un comitato territoriale di SNOQ per "fare rete", come si dice nel gergo delle pari opportunità, senza riuscirci nemmeno tanto bene (3 adesioni vere di associazioni, qualche curiosa e un devastante silenzio delle organizzazioni politiche e sindacali locali). Insomma, non scendiamo in piazza nuovamente per fare "massa critica" e basta, per godere di riflesso dell'attenzione mediatica che SNOQ riceve a colpi di spottini firmati, personagge del mondo dello spettacolo, palchi e cantanti, lo facciamo perché i problemi che Se non ora quando? solleva sono tutti gravi, urgenti, importanti e riguardano il nostro presente e il nostro futuro. Le ragazze sono precarie anche da noi, anche da noi le dimissioni in bianco in caso di maternità sono tornate di gran moda, anche qui la violenza contro le donne è un fenomeno diffuso e anche qui, nella più piccola e meravigliosamente autonoma delle regioni italiane, le donne sono discriminate in quanto donne, minoritarie nella politica in quanto donne, considerate spessissimo meno autorevoli proprio perché donne. Vi immaginate di stare in Svezia? Pensate che le pari opportunità trionfino nella nostra ridente regione alpina, che la mentalità maschilista, sessista, sopraffattoria sia cosa d'altri tempi e che comunque non c'entri con noi? Siete sicure/i che basti La donna dell'anno per dire di contare qualcosa anche solo in termini di rappresentazione/comunicazione pubblica?
Venite a dire la vostra domenica 11 dicembre all'Espace populaire ad Aosta. Anche se all'ultimo minuto, siamo riuscite, insieme a Arci gay Articolo 3 e a Legambiente, a mettere insieme un programma ricco di stimoli...


AOSTA - 11 DICEMBRE 2011

MAI PIù CONTRO DI NOI, MAI PIù SENZA DI NOI
Il comitato "Se non ora quando? Valle d'Aosta" aderisce
alla manifestazione nazionale "SE NON LE DONNE, CHI?"

Il Comitato "Se non ora quando? Valle d'Aosta", costituitosi dopo la grande manifestazione delle donne del 13 febbraio scorso, aderisce all'appello, lanciato a livello nazionale, "Se non le donne, chi?" e organizza domenica 11 dicembre un'ASSEMBLEA APERTA A TUTTE/I per far sentire ancora una volta la voce delle donne valdostane su lavoro, diritti, welfare, rappresentanza e comunicazione.

L'appuntamento è all'Espace Populaire in via Mochet 7 ad Aosta.

Questo il programma delle iniziative:
- ore 17.30: incontro con le scrittrici Paola Sansoni e Roberta Anau
Paola Sansoni presenta Raccolta differenziata , edizioni Ibiskos, 2011
La poesia cinica più ancora che comica di Paola Sansoni racconta, attraverso cortocircuiti di parole, l’accanimento delle donne contro se stesse. Un occhio ipercritico scruta corpo e anima della vittima di questi brevi e talvolta folgoranti componimenti poetici e la massacra.
Roberta Anau presenta Oche, asini, rabbini, edizioni E/O, 2011
Acuto e irriverente, tagliente e dissacrante, spiritoso e autoironico, questo libro in cui Roberta Anau, ebrea rispettosa della tradizione (ma non sempre, ma non solo) racconta la sua storia e quella della sua famiglia tra la grassa Ferrara e la più malinconica Torino fino a La Miniera, l’azienda agrituristica che apre in provincia di Ivrea.
Tra buricchi ferraresi e bagna cauda piemontese, una volta cucinate da mamme e nonne, e oggi preparate per turisti italiani e stranieri che arrivano a La Miniera, Roberta ritorna indietro. E in questo “indietro” ci siamo tutte…
- ore 20.00: cena (per chi vuole)
- ore 21.00: ASSEMBLEA APERTA SU DONNE, LAVORO, DIRITTI
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare portando la propria testimonianza e condividendo idee e riflessioni per costruire insieme una società senza discriminazioni, più equa per le donne e quindi migliore per tutti.
"Vogliamo segnare questa stagione politica con la nostra forza, contare sulla scena pubblica, far capire che senza le donne non c’è crescita, che l’uscita dalla crisi passa attraverso il lavoro e il welfare per le donne, e che per questo serve una democrazia paritaria e una nuova rappresentazione della donna nei media".

Per tutta la durata della manifestazione bookcrossing (scambio gratuito di libri) dedicato alla letteratura delle donne e alle politiche di genere e antidiscriminatorie.

Contatti: senonoraquandovda@gmail.com
cell. 347 7722541



domenica 25 settembre 2011

Qualcosa da fare

L'estate non è ancora finita, Siena non è lontana e Dora è sempre stata qui. Insomma, a dirla tutta, tra vacanze, viaggi, tramonti interminabili e albe improvvise come coltellate abbiamo continuato  a incontraci, a discutere, a leggere, a pensare. 
E ora settembre ci sta lasciando e  sono davvero tante le cose da fare.
Riprenderemo il ciclo di incontri Da donna a donna perché abbiamo ancora molto da dirci, tante competenze e pensieri da condividere. Cercheremo forme di collaborazione con la SIL Società italiana delle letterate perché abbiamo avuto la fortuna di conoscere Bia Sarasini e Silvia Neonato, due donne che potranno aiutarci a crescere e a confrontarci con altre realtà. Guarderemo al nostro territorio riprendendo le fila di discorsi rimasti in sospeso: il Comitato Se non ora quando? Valle d'Aosta che dopo le prime adesioni deve ancora assumere una fisionomia certa e darsi obiettivi concreti; le collaborazioni possibili con altre realtà associative regionali, a partire da Arci gay Articolo 3, che con l'organizzazione del Bookcrossing Day ha dato un bel segnale di vivacità culturale possibile anche in valle fuori dai palinsesti stabiliti dai vari assessorati. E poi ci sono idee e progetti che bollono in pentola e aspettano solo tempi e modi giusti per farsi realtà.
Insomma, una bella assemblea di donne critiche, arrabbiate, persino scettiche o deluse, ma pur sempre propositive e desiderose di fare sentire la propria voce è quello che ci vuole per salutare senza rimpianti l'estate e accogliere con ritrovata energia l'autunno che viene.

martedì 28 giugno 2011

Guerra e pace


Associazione DORA - donne in Valle d'Aosta
in collaborazione con Shabel Reporter Associati
MERCOLEDI' 29 GIUGNO, ORE 21
Aosta CSV - via Xavier di Maistre, 19
THE WOMEN'S WAR
storie di donne in guerra e pace
Fotografie di Ugo Lucio Borga
Video di Ugo Lucio Borga e Giampaolo Musumeci
Partecipano:
Rachida Adlani (Presidente dell'associazione donne straniere "Les rayons du soleil")
Giulia Castellazzi (Responsabile della Circoscrizione Piemonte Valle d'Aosta di Amnesty International)
Daniele Mammoliti (giornalista)
Enrico Marcoz (giornalista)
Ranzie Mensah (mediatrice culturale)
Coordina: Anna Castiglion (Referente Ufficio progetti innovativi e pari opportunità
dell'Azienda Usl Valle d'Aosta)
A partire dalla presentazione di fotografie e video realizzati dal fotoreporter Ugo Lucio Borga in Libia durante l'assedio di Bengasi, in Congo e a seguito del "Lord's resistence army" che opera in Uganda e Sudan, l'incontro "The women's war", organizzato dall'associazione "Dora-Donne in Valle d'Aosta" in collaborazione con "Shabel reporter associati", sarà l'occasione per parlare di donne nei conflitti armati in Africa, ma anche di violenza contro le donne nel nostro continente.
Il concetto di "femminicidio", che indica ogni forma di discriminazione e violenza sia fisica che psicologica nei confronti delle donne, sarà il filo conduttore della serata, ma non mancheranno riflessioni sulle forme di "resistenza quotidiana" delle donne e di attiva partecipazione femminile ai cambiamenti sociali e politici che stanno investendo tanto il continente africano quanto il nostro Paese.
Attraverso le testimonianze di chi è chiamato a raccontare la cronaca e le riflessioni di donne che operano attivamente per contrastare discriminazioni e violenza di genere, l'iniziativa intende evidenziare la portata planetaria  del "femminicidio" e l'urgenza di fornire risposte concrete al problema sia  da parte delle comunità nazionali sia a livello internazionale.
Ugo Lucio Borga è un fotogiornalista aostano. Si occupa da molti anni di conflitti, in Africa e Medio oriente. I suoi reportage sono stati pubblicati, tra gli altri, da the Independent, The Observer, Die Zeit, La Vanguardia, Die Welt, Vanity Fair, La Stampa, Venerdì di Repubblica, Sky tg 24, Channel 4, Radio 24, Radio svizzera italiana. Nel 2009 ha fondato, insieme ai colleghi Giampaolo Musumeci e Matteo Fagotto, la Shabel reporter associati, che ha realizzato documentari per televisioni, radio e giornali di tutto il mondo. 

sabato 28 maggio 2011

Orgoglio e pregiudizi

Giovedì sera è stata la volta di Candy Candy, mai dimenticata protagonista dell’anime che forse ha maggiormente influenzato l’educazione sentimentale delle nate (e di alcuni nati) negli anni Settanta. Ne ha detto tutto il bene possibile Francesca Schiavon, accompagnando il pubblico presente in un viaggio allo scoperta dei momenti primigeni dell’animazione nipponica, fruita appassionatamente dall’infanzia nostrana nonostante l’allora diffidenza generale del mondo adulto. L’occasione per rimuovere pregiudizi residui e per scoprire il valore sostanzialmente eversivo di un’eroina, a torto considerata stucchevolmente piagnona, è stata offerta dal ciclo di incontri “Da donna a donna” che Dora ha iniziato a proporre da qualche tempo con l’intento di mettere a frutto le competenze interne all’associazione per perlustrare almeno alcuni tra i tanti temi che riguardano la realtà, la cultura e la politica delle donne. E questo, badate bene, in una comunità come la nostra dove ogni due passi si inciampa in qualcuno o qualcuna che chiede sornione/a a cosa serve parlare di donne in una società in cui le donne, per l’appunto, possono ormai tutto ciò che vogliono e la discriminazione fondata sul genere quando c’è è solo un elemento residuale di un cammino progressivo e inarrestabile dell’umanità tutta verso l’assoluta parità di diritti e possibilità tra donne e uomini. Ma guarda…
Assecondando un inguaribile impulso a replicare, prendiamo ad esempio il Salone internazionale del libro di Torino da poco terminato. Bastano forse due istantanee. 
La prima: nella mostra allestita per celebrare i 150 anni dell'Unità italiana attraverso 150 "grandi libri" e altrettanti autori, le scrittrici presenti erano poche, direi pochissime, scelte quasi esclusivamente in base al successo commerciale ottenuto, specie nel caso di autrici dei nostri giorni. Ci dobbiamo quindi rassegnare, si direbbe, a un ritratto di gruppo in cui, in tempi recenti, trionfano la Lidia Ravera di Porci con le ali, Susanna Tamaro e Margaret Mazzantini, mentre sono del tutto assenti, ad esempio, poetesse del calibro di Patrizia Cavalli, Patrizia Valduga o Vivian Lamarque e assente, incredibilmente, è anche Alda Merini. Sul versante romanzi, sono stati del tutto ignorati i successi di critica e di pubblico di Elena Ferrante, Valeria Parrella, Simona Vinci e Michela Murgia, tanto per fare qualche nome a caso, a vantaggio della sottesa creazione di un canone di italianità letteraria che include, invece, il purtroppo amatissimo La solitudine dei numeri primi e il non scrittore, almeno in senso proprio, Roberto Saviano.
Si può obiettare che anche molti autori uomini sono stati esclusi (ad esempio, perché inserire il commercialissimo Faletti di Io uccido e non il prolifico e bravissimo Carlo Lucarelli?), ma resta il fatto che nell’esposizione torinese  la netta sproporzione tra presenze letterarie maschili e femminili era un fatto evidente.
È un segno anche questo che i tempi non stanno cambiando? Purtroppo sì. Poco importa che da anni si “scoprano e riscoprano” raffinate scrittrici (tanto per dire: Dolores Prato! chi era costei?), a nulla vale che vi siano autrici che nel bene o nel male hanno incontrato il gusto del pubblico e influenzato prepotentemente il nostro immaginario, le donne che scrivono e pubblicano libri restano per lo più un affare da “librerie delle donne”. Insomma, le scrittrici, escluse dal canone letterario nazionale, sono considerate fattrici, nel migliore dei casi, di ossimorici bestseller di nicchia per neo o post femministe e questo è quanto.

Seconda istantanea: la storica casa editrice femminil-femminista La Tartaruga, diventata semplice collana, occupava nel Salone appena un banchetto da mercato nello stand di Baldini Castoldi e Dalai dove trionfava ovunque il faccione di Faletti. La responsabile editoriale – novella Candy Candy con il cuore grande e i lucciconi agli occhi – svendeva a prezzi stracciati un catalogo che in un mondo migliore dovrebbe essere considerato patrimonio nazionale.
Anche in questo caso parliamo di una “serie B” riservata alle donne che, è vero, leggono molto di più degli uomini, studiano di più, scrivono bene, fanno tante cose meravigliosamente (anche i cartoni animati…), ma nulla possono contro un mainstream culturale ancora oggi fondato su un solo genere, quello maschile, proposto come unico depositario di idee e talenti davvero significativi.

lunedì 9 maggio 2011

Quando emigrano le donne



L'emigrazione femminile continua ad essere un fenomeno poco indagato, specialmente se si tratta di emigrazione italiana, nel presente e nel passato, limitata al territorio nazionale o diretta all'estero. Come in molti altri casi, l'interpretazione dei movimenti migratori spesso prescinde dall'adozione di una prospettiva di genere indispensabile per capire le motivazioni che spingono le donne, specie se sole, a lasciare la propria terra d'origine e per individuare le modalità attraverso le quali avviene il loro inserimento nel contesto sociale di arrivo.
Il documentario Il mio quartiere si chiama Europa, realizzato da Francesca Nota tra Aosta e Parigi, prova a mettere a confronto le testimonianze di quattro donne di differenti generazioni che hanno vissuto o stanno vivendo importanti esperienze migratorie. Si tratta di un primo lavoro, volutamente parziale, finalizzato a mettere in luce i tratti comuni e le differenze tra l'emigrazione femminile italiana di ieri e di oggi. 
In un contesto come l'attuale in cui i migranti, uomini o donne che siano, sono detti "clandestini" e vengono raccontati dai media come massa indistinta, senza nome e senza volto, appare più che mai necessario dare voce, nome e volto a chi si mette in cammino. Fare questo, ascoltando i racconti di donne che potrebbero essere le nostre nonne, madri, sorelle, amiche significa avvicinare lo sguardo alla realtà quotidiana di chi ha dovuto e forse anche voluto andare a vivere altrove.


Il documentario Il mio quartiere si chiama Europa verrà presentato oggi in anteprima alle ore 17.00 ad Aosta presso il CSV e questa sera alle ore 21 all'auditorium della biblioteca di viale Europa.
Chi fosse interessata ad organizzare una proiezione pubblica può scrivere a quartiereeuropa@gmail.com